La Storia
Una lunga storia di famiglie, di uomini in primo piano e donne sullo sfondo, com’era tipico nei tempi passati, ma non per questo meno decisive. Una storia di lavoro, iniziativa privata e modernizzazione, di cultura del “fare”. Una storia che si incastona in un territorio straordinario, quello del Val di Noto nel Sud-Est siciliano, con le sue fiorenti produzioni di olio, vino, frumento e i suoi sconfinati pascoli.
Una storia che vale la pena di raccontare nei suoi tratti essenziali, che ne fanno al tempo stesso un’esperienza peculiare, un modello interpretativo del territorio e l’icona di una sicilianità da riscoprire e valorizzare.

Le prime notizie sul feudo Fegotto risalgono al XVII secolo, quando la proprietà apparteneva a Girolamo Landolina, Barone della Carnicera, da cui passò al figlio e poi al nipote. Ai Landolina succedettero nella proprietà del feudo la famiglia Cannizzo e la famiglia La Jacona, che ottenne di convertire il proprio titolo nobiliare di Baroni del Patro in Baroni del Fegotto.
All’inizio del XIX secolo, il Fegotto arrivò nelle mani della famiglia Rizza, di estrazione borghese, che vi impresse la propria decisiva impronta modificandone i futuri destini. Paolo Rizza lo ottenne in enfiteusi nel 1812; a lui seguirono il figlio Vito e il nipote Evangelista: furono loro a trasformarlo in feudo-azienda, coltivandolo e gestendolo con criteri imprenditoriali all’avanguardia per la Sicilia dell’epoca.
Fino agli anni Cinquanta del Novecento, al Fegotto fiorirono le coltivazioni di viti, ulivi, carrubi, mandorli, grano e perfino tabacco. Si allevò il bestiame da latte e da lavoro e il baco da seta. Le produzioni eccellenti di questo feudo-azienda, puntualmente premiate nelle esposizioni agricole nazionali, determinarono l’ascesa economica e sociale della famiglia Rizza.
I Rizza assunsero ruoli pubblici di crescente rilievo: Paolo fu giudice ideota, Vito sindaco di Chiaramonte Gulfi, Evangelista deputato del Regno. Parallelamente, il Fegotto divenne un riferimento sociale, amministrativo e religioso nel territorio, al punto che tra i suoi caseggiati trovarono posto la chiesa parrocchiale, la scuola di Stato e l’ufficio postale.
Dalla seconda metà del secolo scorso, si assistette a una progressiva riduzione e poi all’interruzione delle attività, cui seguirono la chiusura dei locali dedicati alle produzioni e il loro lento deterioramento.
Fino ai primi anni Novanta, quando gli attuali proprietari intrapresero il recupero e la rifunzionalizzazione dei caseggiati, consapevoli dell’inestimabile valore culturale del Fegotto per il portato di storia e conoscenze che oggi consegna ai contemporanei.